Le foto di Ren Hang a Milano, tra corpo e protesta

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hang3Dal 12 settembre al 29 novembre, la Fondazione Sozzani di Milano presenta una monografica con gli scatti di Ren Hang, il giovane artista cinese scomparso suicida nel 2017, a soli 29 anni. Non si può non rileggere l’opera di Hang alla luce della sua tragica fine. “Ren Hang, photography” raccoglie oltre 80 fotografie, video, libri e riviste di quello che è considerato uno dei più importanti fotografi della Cina contemporanea. E’ un vero e proprio inno all’uomo, al suo corpo, alla sessualità, alla bellezza e alla vulnerabilità. Le sue immagini mettono in relazione i sentimenti, i desideri, le paure e la solitudine delle giovani generazioni in Cina in modo quasi ironico, attraverso la loro corporeità. Il nudo è al centro del suo lavoro perché, racconta Ren: “Gli esseri umani vengono al mondo nudi, quindi il corpo nudo rappresenta la versione originaria delle persone. Fotografando nudi, si coglie l'esistenza più reale e autentica”.

Ren Hang è nato nel 1987 a Chang Chun, nella provincia di Jilin, in Manciuria, e comincia a fotografare da autodidatta fin dai primi anni del liceo. A diciassette anni si trasferisce a Pechino dove studia pubblicità. Lascia presto l’università per dedicarsi alla fotografia. Scatta con piccole macchine fotografiche compatte da 35mm, maneggevoli ed economiche, che confessa di rompere abitualmente. Ne fa un uso quasi ossessivo, scattando incessantemente. Il suo compagno di stanza e i suoi amici sono i suoi primi soggetti, ma presto riceve sempre più richieste da coetanei suoi ammiratori che si offrono come modelli. Hang raffigura il corpo umano come una forma astratta, spesso in composizioni e prospettive inattese, sovrapponendo motivi e tradizioni ben noti dell'arte occidentale. Le sue fotografie sono dolorosamente provocatorie, a volte sognanti e surreali, con una forte resa grafica. Richiama immagini iconiche come Ofelia morente nel fiume circondata da ninfee o Leda e il cigno, con un vocabolario visivo che attinge spontaneamente all’astrazione, al surrealismo, al dada e alla fotografia storica.hang1

Le sue opere sono state considerate come una forma di ribellione alle convenzioni di un regime restrittivo, quello della Repubblica Popolare Cinese, in cui i nudi e l’editoria indipendente, in particolare l’auto pubblicazione, sono considerati illegali. Racconta Ren: “Non considero il mio lavoro come un tabù, perché non penso tanto al contesto culturale o politico... Non è mia intenzione sfidare i limiti, faccio semplicemente ciò che mi viene naturale”. Ren ha pubblicato quasi una ventina di libri autoprodotti, oggi diventati da collezione, tra cui “Ren Hang 2009-2011” (2011) e “Son of a Bitch” (2013). Nel 2016 decide di pubblicare 12 libri, uno per ogni mese, dedicati, come ha spiegato su Instagram, alla “sopravvivenza e all’amore”. La prima casa editrice internazionale a interessarsi al suo lavoro è Edition du Lic di Oslo che pubblica nel 2013 la monografia Republic, considerata dal fotografo il suo miglior libro. Ren Hang aveva un blog, “My depression”, che aggiornava quasi quotidianamente dal 2007 al 2016 con un diario di poesie in mandarino, pubblicate per la prima volta in inglese dall’editore BHKM di Hong Kong, con il titolo “word or two” nel 2017. Proprio la depressione, che lui definiva “My dog”, lo porterà al suicidio.

Ren Hang ha collaborato alle campagne pubblicitarie di alcuni tra i marchi contemporanei più noti, mantenendo uno sguardo proprio. Il suo lavoro è stato pubblicato dalle principali riviste di moda internazionali come Antidote, Beauty Papers, Numerò China, Tank Magazine, Purple Fashion, raccolte dalla Fondazione Sozzani in un approfondimento specifico sul lavoro del fotografo in questo ambito.

Per info consultare il sito di Fondazione Sozzani

La redazione 

 

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