La mostra milanese “Frida Kahlo – Il caos dentro” è stata prorogata sino al 2 maggio e sarà visitabile, anche senza prenotazione, alla Fabbrica del Vapore di via Procaccini 4.
Perchè piace tanto Frida Kahlo?
Perchè Frida siamo noi, l'umanità. Certamente si tratta della pittrice messicana più celebre del ventesimo secolo e assieme a suo marito Diego Rivera, il più importante muralista del centro america, forma una delle coppie più emblematiche della storia dell'arte mondiale. Ma ciò che attrae di Frida Kahlo, nata a Coyoacán, a Sud di Città del Messico, il 6 luglio 1907 – e morta a soli 47 anni, è la sua storia. Una vita difficile, tormentata, speciale, ma terribilmente vera, umana appunto.
Un carattere determinato, tanto da riuscire a colpire a soli 15 anni, con la sua audacia ed intelligenza, un Diego Rivera 35 enne, già artista affermato, ma al tempo stesso è fragile, desiderosa di protezione.
Il destino non è stato clemente con Frida, colpita da poliomelite nell'infanzia, in età adulta sarà costretta a subire l'amputazione di un arto, a 18 anni un incidente su un autobus a causa del quale un'asta di ferro la trapasserà da parte a parte, comprometterà per sempre la sua salute e la possibilità di avere figli. Fu durante la lunga convalescenza che iniziò a dedicarsi alla pittura.
Calpestata, tradita, sottomessa, in balia d'amore, ma anche traditrice, vendicativa, ambigua, l'artista messicana è tutto questo e altro ancora.
L'arte di Frida Kahlo risente, oltre che dell'influsso di Diego Rivera, dei valori della rivoluzione messicana, degli ideali comunisti che entrambi abbracciarono, della cultura popolare e del suo tormento interiore.
Frida a causa del grave incidente ebbe diversi aborti e dovette affrontare oltre trenta operazioni, tutti eventi infausti che riprodusse nei suoi dipinti, dai quali trapela inoltre l’immenso dolore provocatole dai continui tradimenti di Diego. Il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera. Sono costanti, infatti, i richiami a un Messico che attraversa profonde trasformazioni sociali, politiche e culturali, le stesse che lo avrebbero condotto alla modernità del XX secolo. Ricorrente è il tema del dolore e della morte come lascito della tradizione indigena ispanica però, come preludio di rinascita, trasformazione, cambiamento.
Il soggetto preferito di Frida è se stessa e il proprio dolore, in una ripetizione quasi catartica di autoritratti.
Frida non aveva paura di morire, ma allettata e preda della sofferenza dirà: “Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”.
La mostra allestita alla Fabbrica del vapore è un'immersione nella vita di Frida. Ci sono le foto dell'infanzia, e poi quelle meravigliose scattate da Leo Matiz, che la ritraggono da sola con lo sguardo che trafigge l'osservatore o abbandonata sull'erba, abbracciata a Diego.
Frida e Diego si incontrarono la prima volta quando Frida era giovanissima, ma Diego dirà di lei: “Aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto inusuali e negli occhi le brillava uno strano fuoco”.
Ed è per quella fiamma che Frida continua ad essere amata, per quel fuoco che arderà sempre, anche nei periodi più cupi, quando sarà priva di forze, allettata, tradita.
Si tratta di una storia d'amore per alcuni versi tossica, imperfetta, costellata da gelosia e tradimenti da ambo le parti. Divorziarono, ebbero altre relazioni, Frida anche con delle donne, tra cui ad esempio la fotografa Tina Modotti, poi si risposarono: una grande storia d'amore.
Frida dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita: il primo è stato quando un tram mi ha travolto, il secondo è stato Diego”.
In mostra è possibile ammirare gli abiti di Frida Kahlo che ne distinguono l'inconfondibile stile perfettamente inserito nella tradizione messicana, i suoi gioielli, da quelli semplici, fatti di conchiglie, corallo, a quelli in metallo dal design ricercato.
I luoghi della sua vita, dalla stanza da letto, allo studio, al giardino della sua Casa Azul diventano teatro per raccontare le tappe artistiche della pittrice.
Uno spazio è dedicato alle lettere scritte da Frida, un altro agli ex voto che ha collezionato e che rappresentano una delle sue maggiori influenze artistiche. Gli Ex Voto, piccoli quadri dipinti su stagno, esprimono la gratitudine del loro proprietario originale per i miracoli compiuti e le preghiere esaudite.
In mostra anche una raccolta di francobolli che celebrano la regina dell’arte messicana, che con la sua dirompente creatività è riuscita a farsi apprezzare in tutti i continenti. Si tratta di una Collezione unica e completa con pezzi provenienti da varie nazioni che hanno tributato prestigiosi riconoscimenti all’artista.
Frida Kahlo morirà nel 1954 e il suo ultimo dipinto rappresenta una natura morta - negli ultimi tempi evitava di ritrarre se stessa - dove campeggia un'anguria e una scritta “Viva la vida”, da lì a pochi giorni si spegnerà gettando Diego nel più atroce dei dolori, mentre Frida porrà fine alla sua sofferenza, dopo aver speso una vita a cadere, risorgere e ricadere, portando ben visibili i segni di ogni affanno e per questo facendosi amare ancora più intensamente.
Questa mostra è da visitare perchè permette di comprendere meglio il mondo di quest'umanissima fuori classe, anche se sembra di sentirla: “Non far caso a me, io vengo da un altro pianeta. Io ancora vedo orizzonti dove tu disegni confini”.
Sara Rossi
per ulteriori info sulla mostra consulate il sito della Mostra Frida Kahlo