Suinocultura, apertura verso la Cina

Il futuro della suinicoltura italiana al centro degli Stati Generali del comparto, uno degli eventi di punta delle Fiere Zootecniche Internazionali che tornano dal 26 al 29 ottobre a CremonaFiere. Rappresentanti delle associazioni di categoria ed esperti del settore si incontreranno giovedì 27 (dalle 10 alle 13 presso l'Area Forum) per parlare non solo della difesa del modello produttivo, agricolo, zootecnico e agroindustriale italiano, ma anche della salvaguardia della sicurezza alimentare dei cittadini, del benessere degli animali e dell'ambiente. Gli Stati Generali della Suinicoltura si prefiggono così l'ambizioso obiettivo di arrivare a definire linee guida condivise da tutti i protagonisti della filiera; per dare un nuovo impulso al modello nazionale e creare una rete di comunicazione efficace che faccia comprendere al consumatore il valore intrinseco delle produzioni italiane.

Tra i protagonisti degli Stati Generali della Suinicoltura ci sarà Alberto Allodi, presidente di Assalzoo – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici alla quale aderiscono oltre 120 aziende, che rappresentano circa il 75% della produzione mangimistica industriale realizzata in Italia. “Benessere animale, trasparenza dei sistemi di produzione e sostenibilità, sono aspetti su cui l'industria mangimistica dedica da tempo un'attenzione particolare – dichiara Allodi –. Al benessere i mangimisti rispondono per la parte di loro competenza, con un'attività di ricerca che ha permesso di offrire agli animali un'alimentazione bilanciata in grado di "soddisfare" appieno le esigenze degli animali in ciascuna specifica fase produttiva, nella convinzione che solo da animali sani e ben alimentati è possibile ottenere prodotti di alta qualità. Per fare conoscere cosa fa il nostro settore, siamo impegnati ormai da quasi dieci anni, in una continua attività di comunicazione attraverso il circuito Mangimi & Alimenti, che con una rivista di settore, un sito internet di approfondimento e newsletter settimanali offre una finestra di aggiornamento costante sull'attività del settore. Importantissimo, anche il tema della sostenibilità che vede l'industria mangimistica una vera e propria pioniera. Si pensi solo all'importantissimo ruolo che la produzione di mangimi ha nella prevenzione degli sprechi alimentari: impieghiamo circa 600 mila tonnellate all'anno di materie prime che derivano dalle industrie della pasta, dei dolci, dello zucchero, della distilleria, solo per citare le principali, alle quali si aggiungono oltre 3 milioni di tonnellate all'anno di sottoprodotti della macinazione del frumento (crusche) e oltre 4 milioni di tonnellate di farine di semi oleosi che risultano dalla produzione dell'olio”.

"Le prospettive del comparto? Il prossimo anno dovrebbe riservarci qualche soddisfazione, in un quadro comunque complesso e nel quale rimangono importanti nodi strutturali da affrontare e sciogliere – spiega Enrico Cerri, presidente della ProSus di Vescovato (una delle più importanti realtà della macellazione di suini in Italia) e componente del direttivo di Assica - Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi –. Da una parte, il forte aumento delle importazioni dai Paesi emergenti – Cina in testa, con il suo più 130 per cento nei primi sei mesi dell'anno – ha svuotato i magazzini del vecchio continente, allentando la pressione sui nostri mercati dei sistemi produttivi del nord Europa. Dall'altra, le difficoltà del comparto hanno determinato la chiusura di molti allevamenti, riducendo la disponibilità di materia prima e finendo così per sostenere in misura significativa i prezzi dei tagli destinati ai prodotti tipici. Può aiutare nel breve periodo, ma ovviamente non basta. Perché le aziende non devono chiudere, hanno bisogno di liquidità per investire, ammodernarsi, ridurre i costi di produzione e tenere il passo dei tempi e dei mercati".

In questa prospettiva, è allora fondamentale essere messi nelle condizioni di puntare con sempre maggior decisione proprio sui più dinamici mercati d'oltreconfine. In tal senso la recente apertura della Cina alle esportazioni di carni suine, grassi e frattaglie, apre prospettive favorevoli. Precisa Cerri: “Il via libera del Governo cinese costituisce un passaggio fondamentale, ma ora dobbiamo affrontare un complesso iter burocratico per arrivare all'autorizzazione effettiva: faremo di tutto per fare in modo che ciò avvenga nel minor tempo possibile. Spero e auspico che l'attesa sia più rapida rispetto a quella vissuta per la finalizzazione dell'export negli Stati Uniti: dalla stipula dell'accordo era trascorso oltre un anno prima del concreto disco verde alle esportazioni”. La Cina rappresenta il principale mercato di destinazione delle esportazioni europee del comparto suinicolo: “Secondo le stime più credibili il fatturato dell'export italiano in Cina dovrebbe da subito essere superiore ai 50 milioni di euro – sottolinea Cerri –. Al di là del volume, quel che più conta è che con i prodotti esportati direttamente in Cina realizzeremmo una marginalità doppia”.