Portovenere, il borgo dei pescatori che affascina i turisti

La bellezza sarà anche soggettiva, ma se gli antichi romani decisero di costruire un tempio sul mare e di dedicarlo a Venere Ericina, che della bellezza è l’espressione più oggettiva, vuol dire che il luogo in questione doveva aver suscitato in loro emozioni tutt’altro che spiacevoli. Emozioni che, a millenni di distanza, continua a vivere chiunque abbia la fortuna di tuffare i suoi occhi nel mare di bellezza che sprigiona da Porto Venere, una delle perle di quella preziosa collana che sono le coste italiane. Che si arrivi dal mare, a bordo di una barca, o da terra, percorrendo l’ondulata strada che collega Porto Venere a La Spezia, lo spettacolo è straordinario. I colori abbagliano, le linee delle coste e delle scogliere sembrano uscite dalla mano del più ispirato designer al servizio di Madre Natura, i profumi sono una gioia per l’olfatto. Probabilmente per una forma di rispetto nei confronti di tanta venerea bellezza, la mano dell’uomo è riuscita con grande perizia a esaltare le qualità di questo angolo selvaggio di paradiso. Dell’antico tempio romano dedicato a Venere Ericina resta poco o nulla, perché sulle sue ceneri è stata edificata la chiesa di San Pietro, costruzione in stile gotico genovese arroccata sullo sperone roccioso all’estremità del paese, balcone naturale verso l’immensità del mare. Quella chiesa che Eugenio Montale definì, con un geniale tocco poetico che sfiora l’ossimoro, “cristiano tempio”. Realizzata del tredicesimo secolo, ha subito l’ingiuria degli uomini più che quello del tempo. Distrutta da un incendio, sottoposta agli attacchi degli eserciti nemici, saccheggiata dagli sciacalli di materiali, si è sempre rialzata. La struttura attuale è frutto dell’invervento realizzato fra il 1929 e il 1934 e regala ai visitatori sensazioni forti.
A dominare l’antico borgo di Porto Venere è tuttavia la rassicurante mole del Castello Doria, vero e proprio modello di architettura militare genovese. Pur sembrando una struttura monolitica, il Castello è costituito da due monoblocchi distinti racchiusi all’interno di una imponente cinta muraria. La natura militare della struttura è evidente a conferma dell’importanza strategica, soprattutto medievale, del promontorio di Porto Venere.
Attorno a questi punti cardinali dell’esistenza del passato, la sicurezza materiale e quella spirituale, si è sviluppato un borgo di pescatori che è riuscito a mantenere intatto tutto il suo fascino. Lungo i suoi stretti vicoli, sulle banchine del porto, si respira un mix di salsedine e relax, un bouquet ricco di sfumature da assaporare lentamente, al moderato ritmo scandito dalle onde del mare. Porto Venere ha fatto della natura la sua casa, senza venire a patti con il passare del tempo. Forse per questo è stata eletta come musa naturale da Lord George Gordon Byron, uno dei più alti esempi del Romanticismo britannico.
Il poeta era talmente legato allo splendido paese ligure che ancora adesso la grotta sotto la chiesa di San Pietro, dove Lord Byron era solito appartarsi per trarre ispirazione, viene chiamata Grotta Byron. Anche affacciandosi dalle finestre della chiesa di San Pietro ci si può riempire dell’azzurra immensità del mare, ma si può anche toccare con lo sguardo la vicina isola Palmaria, separata dalla costa da un braccio di mare detto Le Bocche.
Una gita in barca di pochi minuti da fare soprattutto per approdare alla Locanda Lorena, dove Iseo, autentica istituzione della cucina ligure, vi attente per farvi scoprire i sapori più profondamente autentici della cucina ligure.
Palmaria, con Tino e Tinetto, altre due isole dell’arcipelago spezzino, le Cinque Terre e, ovviamente, Porto Venere, è stata inserita tra i Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco, straordinario riconoscimento a uno dei luoghi d’Italia dove la natura ha deciso di creare uno dei suoi capolavori.