E bussa anche il caffè turco

Con i suoi cinque secoli di storia, il caffè turco è uno dei simboli della Turchia nel mondo, per questo l’Unesco nel dicembre scorso ha deciso di preservarlo inserendolo tra i beni immateriali patrimonio dell’umanità.
La storia del caffè turco sembra aver inizio quando nel 1555 il governatore yemenita Özdemir Pasha portò questa tecnica di preparazione a Istanbul e, da allora, l’abitudine di bere il caffè si diffuse in tutto l’impero ottomano. La sua prepazione è antichissima e unica. Il caffè viene macinato sino a diventare una polvere finissima e secondo la tradizione viene fatto bollire per tre volte all’interno di un particolare bricco in ottone o rame, il Cezve o Ibrik, assieme allo zucchero e spezie a seconda dei gusti. La bevanda ottenuta ha una consistenza sciropposa e viene servita in tazzine di ceramica basse. Per assaporarlo è necessario attendere qualche minuto perchè la polvere decanti sul fondo della tazzina.
Questa preparazione elaborata ed estremamente rituale è alla base del detto turco: “Una tazza di caffè si ricorda per quarant’anni”. Questo modo di dire sottende anche la centralità del caffè al risveglio, durante le visite degli ospiti, le feste e le cerimonie. E poi c’è la magia, il mistero, il fascino della caffeomanzia: la lettura dei fondi del caffè. La tradizione vuole infatti che una volta bevuto il caffè si volti la tazzina e la si lasci raffreddare. Il sedimento depositatosi sul fondo e sulle pareti assume forme particolari, si dice che le figure che appaiono nella tazza rappresentino il futuro e i residui scivolati sul piattino il presente. Anche i più scettici alla divinazione del futuro difficilmente rimangono indifferenti a questa pratica così antica ed in Turchia ancora così diffusa. Precorrendo il riconoscimento dell’Unesco, nel 2012 a Istanbul, all’interno del Museo delle Arti Turche ed Islamiche, è stata aperta un’apposita sezione dedicata proprio al caffè turco dove si rievoca la storia di questa bevanda e dove i visitatori possono degustare il caffè, apprendere la tecnica di preparazione e ricevere un autentico attestato, perchè il caffè non si dimentichi davvero per 40 anni e oltre, come dice l’antico detto.

Sara Rossi