Progetto Sumud in Palestina: turismo 100% inclusivo

Turismo in Palestina fuori dalle “solite” rotte di pellegrinaggio mordi e fuggi, un viaggio che esplora le aree interne, valorizzando le comunità locali. E' possibile grazie ai progetti di cooperazione internazionale che, oltre a implementare lo sviluppo, hanno una ricaduta sull'accoglienza turistica, uno di questi è Sumud, che in arabo significa resistenza, pazienza - resilienza è la parola giusta – che, a un tavolo virtuale tra realtà virtuose (associazioni, tour operator “illuminati”, partner che operano in loco), organizzato da palestina sumudA.I.T.R. è la brava Eleonora Paro di EducAid, ad illustrare, con una chiarezza rara per le sua giovane età.
“Sumud in Libera Terra” è un progetto finanziato dall'agenzia italiana per la cooperazione italiana allo sviluppo, implementato da un consorzio di partner che vede come capofila il Cric (Centro Regionale d'Intervento per la Cooperazione); con il contributo di Rids (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo); EducAid; e due partner palestinesi che sono LRC (Land Reserch Center) e Mosaic Center.
Il progetto coinvolge la Cisgiordania meridionale, in particolare i territori di Hebron e Betlemme, e ha l'obiettivo di agire per uno sviluppo integrato.
Eleonora Paro sottolinea l'importanza politica di questo progetto in una zona desertica, continuamente privata delle sue risorse. L'obiettivo è quello di contribuire alla sopravvivenza e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Il progetto infatti ha interessato diversi luoghi della cosiddetta Area C che, nonostante gli accordi di Oslo prevedessero la loro liberazione, sono di fatto sottoposti alla presenza militare israeliana.
L'approccio di Sumud è quello del landscape management (gestione del paesaggio in italiano), inteso come insieme di territorio, storia, comunità, relazioni, nel rispetto delle caratteristiche identitarie.
Quindi il progetto si è concentrato sul sostegno all'agricoltura e alla biodiversità, sulla valorizzazione del patrimonio archeologico-culturale, sul supporto dell'economia locale, includendo in particolare le persone con disabilità e le loro famiglie, le donne in particolare.
Dice Eleonora: “Non si tratta di un progetto di turismo in senso stretto ma, il sostegno all'agricoltura con l'utilizzo di sementi resistenti, le strategie per la raccolta e conservazione dell'acqua, la realizzazione di 2 km di strade rurali, sono misure che contribuiscono ad aumentare il reddito delle persone residenti, ad abbassare il rischio di confisca delle terre e quindi di implementare le possibilità turistiche”. E aggiunge poi: “Un territorio accessibile e sicuro ci auguriamo possa beneficiare del turismo internazionale, ma devo dire che già ora ha facilitato la mobilità interna, permettendo a queste aree di essere visitate”.sumud 2

Per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale, è avvenuto grazie al Mosaic Center, il restauro conservativo di una parte della cittadella fortificata di Albuges risalente al periodo crociato, inoltre è stato realizzato il museo vivente e alcune strutture ricettive. Il restauro, grazie alla consulenza del Rids ha reso l'area completamente accessibile, sia per i locali che possono scoprire la propria storia sia per i turisti.

Il supporto all'inclusione riguarda strettamente l'attività di EducAid. La popolazione è stata coinvolta in corsi di formazione finalizzati a fare rete e a progetti di microimprenditorialità per favorire lo sviluppo turistico e favorire l'empowerment, in particolare di madri di persone con disabilità. Il corso è stato tenuto da altrettante madri di disabili di un'associazione nata nel campo profughi di Aida a Betlemme e coordinato da EducAid. L'impresa prevede la creazione di una cucina di comunità per offrire in un futuro un servizio di ristorazione ai turisti e ai visitatori dell'area. Già in questo periodo complesso, in assenza di turisti, si è attivata per fornire delle video-lezioni per la preparazione di piatti tradizionali.
L'ultimo progetto in tal senso si è concluso a fine gennaio.
L'attenzione al turismo è trasversale, ma guarda allo sviluppo di un turismo inclusivo, basato sull'accessibilità dei luoghi, e dei servizi turistici. A Betlemme e Hebron è stata condotta una mappatura dell'accessibilità dei siti turistici e delle strutture ricettive. Da questo lavoro è emerso un reporter approfondito che è alla base della realizzazione di un manifesto per il “Turismo per tutti” realizzato insieme alle persone con disabilità e al ministero del turismo e che è l'inizio di un percorso non concluso. Sono stati creati due prodotti: una mappa interattiva della città di Betlemme e un video su Betlemme accessibile (Accessible Bethlehem) e servono per riflettere quanto c'è di inclusivo e accessibile e su quanto ancora bisogna lavorare per abbattere le barriere non solo fisiche, ma anche culturali che sono quelle che producono discriminazione.

sumud 3A parlarci di turismo in senso più stretto è Ilaria Canarecci, titolare dell'agenzia MisterOne Viaggi di Rimini che collabora con EducAid da anni e che nel 2018 ha avuto la possibilità di fare il suo primo viaggio in Palestina, da lì è emersa la volontà di organizzare viaggi non solo per operatori o cooperanti, ma anche per turisti.
C'era la necessità di integrare i loro viaggi con spunti di interesse turistico in un contesto molto complesso per motivi sociali, ma anche logistici: “Bisogna arrivare a Tel Aviv, non c'è un accesso diretto alla Palestina, i trasferimenti sono difficili e imprevedibili, ci sono i check point, e quindi fare dei programmi è molto complesso, le guide sono difficili da trovare”.

Nei viaggi pensati di MisterOne ci sono tre momenti legati agli incontri con le persone che hanno partecipato ai progetti. Oltre a Sumud, c'è Let's start up che si è svolto a Nablus sempre per favorire uno sviluppo economico inclusivo di donne, madri di figli con disabilità, e Nood Women's Empowerment Group, che prevede lezioni di cucina nel campo profughi di Aida. Questa esperienza offre la rara possibilità di entrare in un campo profughi.

Le tappe del viaggio in Palestina con MisterOne viaggi

Tappe scelte e significative per il viaggio in Palestina di MisterOne Viaggi: Sebastia, Gerico, il suk di Nablus, che è la città principale e dove c'è l'università più importante della Palestina, è un suk vissuto, non turistico, poi Gerusalemme, Betlemme. Si pernotta in guest house, riuscendo a conoscere i proprietari, parlare con loro, “l'obiettivo” - ci dice Ilaria Canerecci - “è quello di far conoscere questa terra, e di riuscire a fare rete e di creare personale locale preparato ad accogliere i turisti. Non è un viaggio per esperti, ma è un viaggio dove bisogna essere un po' empatici”.
Hebron è la tappa più “politica”, è patrimonio Unesco, ma qui è vivo il conflitto arabo-israeliano, verrà visitata con una guida palestinese. Fa parte del pacchetto anche la visita del centro turistico di Jaffa e Tel Aviv e Ilaria ammette: “Mi piacerebbe inserire anche Gaza nell'itinerario, è una porta aperta per il futuro, ma con un gruppo turistico è difficile, più facile con un paio di persone per volta”.

L'opinione di Planet Viaggi Responsabili

Sonia Lorenzoni di Planet Viaggi Responsabili si è occupata della commercializzazione dei viaggi in Palestina e riconosce la difficoltà di promozione: “Qualsiasi cosa avviene in Medioriente si riverbera sull'immagine della Palestina”.
palestina cric fast29 ridottaA rincarare la dose sulla difficoltà di operare in questa parte di mondo è il titolare dell'agenzia Planet Viaggi Responsabili, Vittorio Carta: “La situazione è molto complessa, l'idea era quella di coinvolgere 5 città in cui si cercava di far convergere le due realtà, israeliana e palestinese, su un progetto comune di turismo responsabile per creare dei volani di sviluppo, c'era anche un'attività formativa. In realtà c'erano atteggiamenti che non hanno facilitato le attività.
Gli israeliani tendevano ad ottimizzare l'incasso dei finanziamenti senza preoccuparsi molto del progetto e c'era inoltre molta ostilità nel permettere l'accesso ai campi profughi, per quanto riguarda i palestinesi invece c'era l'attenzione ai finanziamenti e un'eccessiva soggezione a Israele”.
E' difficilissimo a suo avviso fare promozione: “Vi faccio un esempio della difficoltà incontrate, avevamo realizzato 4 guide che volevamo portare alla Bit allo stand palestinese, non è stato possibile perché i progetti dovevano riguardare solo le municipalità. E' molto difficile entrare in questa realtà, affascinante ma molto complessa, i problemi si sono sedimentati. E' quasi impossibile non cadere nel mero assistenzialismo”.

Il progetto di ProTerraSancta

Carla Benelli di ProTerraSancta, sostiene che nonostante le difficoltà qualcosa la sua agenzia è riuscita a fare. L'errore principale, secondo Carla, è quello di dare per scontato che il patrimonio culturale sia di per sé elemento di inclusione e coesione sociale, ma non è così nelle zone conflittuali: “Il patrimonio può essere anche elemento di scontro, l'espropriazione del patrimonio delle comunità locali può essere il primo elemento di annientamento e la negazione del passato di un popolo è il primo passo per negarne il futuro”. E il territorio palestinese, piccolo lembo tra Asia e Africa, è sempre stato conteso per il passaggio della materie prime. Ogni occupazione ha lasciato un segno del suo passaggio.
Betlemme coronavirus 3Carla Benelli ripercorre la storia, dalla distruzione del quartiere arabo di Gerusalemme nel 1967: “Spesso l'archeologia è stata usata in maniera distruttiva per favorire l'occupazione. Quando si pensa alle modifiche della Palestina negli anni, con la riduzione ai minimi termini dei territori, in totale non rispetto degli accordi del 1947 che prevedevano una divisione più o meno equa tra i due stati, non si pensa mai a cosa ne è stato del patrimonio culturale a seguito delle evacuazione dei nativi. La soluzione del 1967, molto penalizzante per i palestinesi, non è mai stata riconosciuta a livello internazionale, ma di fatto non sono mai stati presi provvedimenti.
Ancora oggi i successivi accordi di Taba del 1995, che prevede la cessione progressiva di alcune aree da parte di Israele, non sono stati rispettati.
Per quanto riguarda i beni culturali, gli accordi dell'Aia del 1954 sono stati ratificati da Israele solo nella prima parte, mentre la Palestina ha ratificato tutto nel 2012. Inoltre, a differenza della Palestina che ha sottoscritto tutte le convenzioni Unesco, Israele ha firmato solo quella del 1972, ma non quelle del 1970, 2003, 2005”.

Carla ribadisce che Israele, oltre a non ratificare i trattati, con le sue colonie e con il muro che ha eretto, ingloba le risorse, aree archeologiche, parchi naturali: “ Tutto questo è contro ogni logica di umanità e cooperazione. Gli sforzi fatti dai progetti vanno in tutt'altra direzione che è quella della pace e alla valorizzazione del territorio”.

Osama Hamdan, partner palestinese di ProTerraSancta, parla del progetto per la costruzione di guest house a Sebastia all'interno di case tradizionali, dei corsi per preparare la popolazione, della creazione di itinerari con trattori, asini, coinvolgendo i locali cercando di creare dei laboratori di prodotti tipici come la ceramica.

Il progetto di Crossdev

Alessandra Lucchese presenta invece il progetto Crossdev (Cultural Routes for Sustainable Social and Economic Development in Mediterranean), in cui il Mibact è partner, che è finanziato da ENI CBCMED e che coinvolge i paesi di Italia, Libano, Giordania e Palestina per quanto riguarda lo sviluppo di itinerari culturali per uno sviluppo sostenibile. Il progetto ha una durata di 36 mesi e prevede lo stanziamento di oltre 2.500.000 euro. Ci sono diversi partner per l'Italia è CoopCulture. Il covid ha penalizzato ovviamente questo primo anno di progetto, ma l'attività non si è fermata.
crossved palestinaL'obiettivo è sempre quello di sostenere le piccole medie imprese con l'intento primario di migliorare la condizione dei lavoratori locali e nel contempo di incrementare l'appeal turistico delle aree in cui si opera, e di diversificare l'offerta turistica con offerte di nicchia.
“Vorremmo – dice Alessandra - supportare anche una collaborazione transfrontaliera tra i paesi che possa sempre incrementare l'attrattiva turistica delle località.

Questi gli itinerari culturali che il progetto ha individuato:
in Sicilia le aree dei Fenici intorno alla via Selinuntina, dintorni di Sambuca di Sicilia (Agrigentino); Gilellina e Castelvetrano Selinunte (trapanese)

  • In Libano: Villaggi all'interno della riserva della Biosfera di Jabal Moussa intorno al Monte Libano
  • In Giordania: Comunità intorno ai siti storici e culturali dell'area di Aqaba (a Sud), sito archeologico di Umm Qais (a Nord)
  • E in Palestina l'area estesa del Palestinian Heritage Trail da Beit Mirsim a Batter

Il progetto Palestinese si snoda da nord a sud della Cisgiordania per 330 km, si tratta del tragitto percorso da Abramo, dove si trovano comunità rurali escluse da programmi turistici. Il progetto vorrebbe espandere ulteriormente il percorso includendo Hebron e Betlemme, rendendo accessibili 5 km di strade non ancora percorribili.
E' un itinerario culturale in cui il progetto da sostegno alle comunità femminili per sviluppare competenze nell'ambito dell'ospitalità, dare sostegno ai giovani sulle tematiche ambientali, sostenere la piccola imprenditoria giovanile attraverso dei bandi - al momento ne sono stati attivati sei su nove - di sostegno alle comunità locali, creando o sviluppando servizi per turisti o visitatori e promuovendo i siti culturali storici dell'area.
Alessandra entra poi nel merito del progetto, durante il quale racconta: “Il partner palestinese ha modificato la sua identità, trasformandosi in Palestinian Heritage Trail, istituendo una vera e propria governance, sviluppando un'idea di percorso che conduce a valorizzare il patrimonio culturale, la memoria e con essi lo sviluppo turistico. E' stato scelto anche un nuovo logo, con la stilizzazione del papavero, che è il fiore della Palestina, che simboleggia lo sviluppo e riflette la varietà del paesaggio nazionale”.
Le finalità del piano corrispondono alla strategia del paese, che vede il turismo come settore di punta dell'economia, ma che va sviluppato coinvolgendo anche le aree rurali, coinvolgendo non solo i pellegrini cristiani, ma anche nuove fasce di viaggiatori interessati al turismo di comunità, d'avventura, culturale, nonchè l'eco-turismo.

Centrale anche in questo progetto è il rispetto e il coinvolgimento diretto delle comunità locali, ricordato esplicitamente nel maggio 2020 dal parlamento europeo per raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile.

La ricca esposizione si conclude con la replica di Osama Hamadan a Vittorio Carta, nelle cui parole è espressa tutta la drammatica difficoltà di operare nei territori palestinesi: “L'obiettivo dei progetti non può essere quello di far colloquiare palestinesi ed israeliani. Non si tratta di due popoli sullo stesso livello, uno occupa e l'altro è occupato. Lavorare con la Palestina è molto particolare, il conflitto nasce con la sua storia, bisogna sempre tenerne conto”.

Sara Rossi