Il 26 febbraio 1740 nasceva a Saluzzo Giambattista Bodoni, incisore, stampatore e tipografo, padre del celeberrimo carattere che da lui prende il nome. Sinuoso, pulito, con grazie,ma moderno, il carattere Bodoni incarna a pieno un lusso elegante.
Proprio in occasione del suo compleanno, il 26 febbraio 2021, a duecento ottantuno anni dalla nascita, il direttore del Museo della Pilotta, Simone Verde, presenta il progetto del Nuovo Museo Bodoniano, che andrà ad aggiungersi al restyling di alcune sezioni espositive della Galleria Nazionale e al nuovo allestimento del Museo Archeologico.
Prima collocato al terzo piano del complesso museale, di scomoda fruizione, il museo Bodoniano, la cui apertura è prevista per il prossimo 19 aprile, verrà ricollocato al piano terra.
In corrispondenza con la presentazione della nuova Gazzetta di Parma che ritorna dopo anni in carattere Bodoni.
Spiega Simone Verde: “Il museo sta attuando una riqualificazione da circa tre anni e la prossima riapertura del Museo Bodoniano rappresenta uno dei fiori all'occhiello di tutto il complesso. Al terzo piano di un palazzo monumentale, il museo Bodoni non era più in linea con la museografia contemporanea, nonostante fosse, secondo un sondaggio di Repubblica, tra i musei più amati dagli italiani. Abbiamo spostato l'istituto al piano terra, con interventi olistici che puntano a restituire una nuova coerenza alle collezioni nel loro complesso”.
Verde racconta della ristrutturazione per la quale si è optato per lo stile impero, con pareti verdi, pavimento Versailles, lo stesso che veniva usato sia per le residenze che per le officine, in piena coerenza con la tendenza ad associare le arti alle corti, in perfetto stile bodoniano.
“Nella sala terminale ci sarà una biblioteca dove saranno posti tutti i volumi del museo, visionabili anche virtualmente. Saranno collocati anche totem esplicativi.
Tutti gli interventi implicano una tutela intelligente e una rifunzionalizzazione del patrimonio passato. A questi spazi sarà restituita una funzione pubblica. Il museo sarà aperto tutti i giorni. Anche il passaggio interno verrà ristrutturato. L'estetica prescelta ci sembrava quella più coerente con il patrimonio lì custodito, si tratta di una sorta di palinsesto contemporaneo frutto di interventi intersecati per coniugare Bodoni e contemporaneità”.
Andrea De Pasquale, direttore scientifico della Fondazione Museo Bodoniano, spiega la genesi del museo: “Il materiale bodoniano, reso sin subito accessibile al pubblico, venne sin dagli anni 40, musealizzato nella sala dei Ponzoni, distrutta però dalla guerra.
Nel 1963 il museo rinasce come centro espositivo per dotti, per raffinati bibliofili, affascinati dal risultato di questa produzione. Poco evidente risultava il discorso della fabbrica del libro, mentre il libro bodoniano è frutto di una raffinata attività artigianale che deve avvicinare un pubblico più ampio perché le persone sono incuriosite dal lavoro tipografico, anche i giovani. Puntiamo inoltre sull'importanza che Bodoni ha avuto sulla cultura d'Europa, non dimenticando che egli ha avuto il grande privilegio di essere famoso sia in vita sia dopo la morte. Si tratta di un mito cristallizzato, il tipografo della perfezione, dell'eleganza, del lusso. Senza dimenticare che Bodoni scelse di rimanere a Parma, trasformandola appunto nella capitale del libro”.
Orazio Tarroni, presidente della Fondazione Museo Bodoniano, sottolinea i meriti didattici della fondazione tesi a divulgare l'attività scientifica del tipografo saluzzese, come la digitalizzazione e catalogazione delle sue opere: “I numerosi rapporti internazionali nel settore grafico e della comunicazione, e il rinnovato museo consentiranno di valorizzare il lavoro di Bodoni e lo renderanno ancora più accessibile”. Ringrazia poi Cariparma e Monte Parma e Stefano Verde che hanno reso possibile tutto questo.
Non si può parlare di Parma, editoria e Bodoni senza citare Franco Maria Ricci, scomparso lo scorso 10 settembre. Editore, designer, intellettuale visionario in carattere Bodoni potrebbe essere il sommario della sua vita, poiché tutta la produzione della sua casa editrice, con sede a Fontanellato (Pr), dove ha creato anche il famoso labirinto, aveva come cifra stilistica proprio l'eleganza del Bodoni.
Stefano Verdi racconta della collaborazione con Franco e con la moglie e malinconicamente ammette che avrebbe desiderato continuasse ancora a lungo.
Andrea De Pasquale dice che proprio a FMR si deve la salvaguardia del patrimonio bodoniano, del suo carattere, ha finanziato iniziative, ha donato pezzi unici al centro espositivo: “L'anima di Franco sarà sempre nel museo e veglierà su di esso ora e nel corso della sua vita futura”.
Tarroni, non nascondendo commozione, ricorda che FMR sia stato insignito del premio Bodoni, da lui sono state acquistate diverse opere, ha finanziato molteplici attività: “Franco è stata una figura importantissima, ci mancherà”.
Zone e contagi permettendo, ad aprile il Nuovo Museo Bodoni aprirà le sue porte, si potrà così ammirare nuovamente, in una disposizione ripensata e fruibile, il mondo di Bodoni, suddiviso in 4 sezioni: la prima riservata a “Bodoni, Parma e l’Europa”, dove il visitatore avrà a disposizione una panoramica della produzione tipografica del tempo e dei tipografi di riferimento di Bodoni, quali Baskerville.
La seconda e più vasta sezione è invece dedicata a “La fabbrica del libro”, divisa in quattro grandi nicchie. In ognuna di esse è ricostruita una fase del lavoro di Bodoni. A partire dalla fonderia dei caratteri con i suoi strumenti di lavoro: punzoni, matrici, forme di fusione e relativi caratteri, alcuni ancora posti negli armadi creati per contenerli e gestirli al meglio. Poi la parte riguardante la riproduzione, con esempi di manoscritti di tipografia e poi “La stampa”, con prove su carta e pergamena, copie su seta, e il torchio, ricostruzione del 1940, rimesso in funzione anche a fini didattici. Infine per la terza sezione “L’illustrazione e la legatura” sono presenti anche le lastre di rame relative alle edizioni bodoniane. Per questa sezione, il Direttore Verde ha avanzato richiesta all’Istituto Toschi per poter esporre la macchina calcografica della Stamperia reale.
Infine la parte dedicata a “Il mito di Bodoni”: in una grande libreria sarà esposta la raccolta dei suoi volumi, con particolare riguardo alla raccolta palatina ancora con legature originali, al fine di documentarne la bibliofilia.
Bodoni è un mito quindi, ripercorrendo il discorso di De Pasquale: “L'ultimo dei tipografi antichi e il primo tra i moderni, lui si costruiva i suoi caratteri, sapeva fare tutto, componeva e stampava”, una fama nata dal talento: “Era famoso perché era bravo, oltre a essere un grande lavoratore. Solo per merito ha raggiunto la notorietà”. In un mondo di scorciatoie, anche questo ha un immenso valore.
Sara Rossi
per ulteriori informazioni consultare il sito del Museo Bodoniano